Germogli e dieta chetogenica
Germogli e dieta chetogenica: quali caratteristiche deve avere la dieta chetogenica? Sei curiosa/o di sapere se i germogli possono rientrare nella lista degli alimenti concessi? La risposta è si: non solo, sono fortemente consigliati!
I germogli rappresentano una fonte importante di vitamine e sali minerali: in un percorso di alimentazione chetogenica, nel quale l’apporto di frutta è ridotto o nullo, i germogli costituiscono degli integratori veri e propri.
I germogli delle crucifere per esempio (come ravanello e cavolo) sono ricchi di β-carotene, vitamina E e vitamina C. Anche i germogli di erba medica (alfalfa) contengono carotenoidi, come luteina e zeaxantina, importanti per proteggere la vista ed il benessere degli occhi e della pelle. I germogli di porro sono invece una buonissima fonte di vitamina K, C ed E, di folati e di ferro e manganese. Invece i germogli di fieno greco rappresentano una buona fonte di minerali, in particolar modo di potassio e di magnesio.
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Che cos’è l’alimentazione chetogenica?
L’alimentazione chetogenica è una strategia nutrizionale che induce lo stato di chetosi fisiologica nell’organismo. La chetosi è un fenomeno fisiologico generato dall’assenza o da uno scarso apporto di carboidrati nell’alimentazione, fonte di energia di facile utilizzo, come avviene durante il digiuno, anche quello notturno, oppure durante un esercizio fisico prolungato. Una dieta chetogenica prevede quindi una drastica riduzione dei carboidrati, pane, pasta, cereali, legumi, patate, zuccheri semplici, compresa la frutta, a favore di un maggiore consumo lipidico.
Non è quindi paragonabile alla chetoacidosi, conseguenza di stati patologici come il diabete, soprattutto di tipo 1, o in carenza importante di insulina, intossicazione alcolica, da farmaci o tossine, che richiede tempestivo intervento medico. L’intervallo di corpi chetonici prodotti (aceto-acetato, beta-idrossibutirrato ed acetone) è infatti tra 0.5 e 3.0 (mM), mentre nella chetoacidosi patologica la concentrazione nel sangue può superare i 10 mM.
La dieta chetogenica è un trattamento alimentare basato su un ridotto apporto di carboidrati alimentari (inferiori a 30-50gr/die) per indurre l’organismo a produrre autonomamente il glucosio necessario alla sua sopravvivenza, sfruttando i depositi di lipidi depositati nel tessuto adiposo, e in parte anche a partire da alcuni aminoacidi, tramite una reazione che avviene nel fegato. Fu ideata e utilizzata per la prima volta a New York presso la Mayo Clinic nella metà degli anni trenta per trattare le forme di epilessia pediatrica farmaco resistente (1).
Un’alimentazione chetogenica prevede l’assunzione di una quantità di carboidrati insufficiente a soddisfare il fabbisogno energetico del corpo, il quale è così costretto ad utilizzare substrati differenti. Qualora le calorie totali introdotte con l’alimentazione siano inferiori al fabbisogno energetico, il processo di chetosi instaurato induce l’organismo a consumare il grasso in eccesso come fonte energetica principale e a consumare quindi i depositi. Questo stato ha come conseguenza la stimolazione del dimagrimento, perché i grassi depositati vengono utilizzati come principale fonte energetica.
A seconda degli obiettivi da raggiungere, l’alimentazione chetogenica è caratterizzata da:
• Un bassissimo apporto di carboidrati;
• Un normale contenuto di proteine;
• Un più alto contenuto di lipidi, che a seconda degli obiettivi vanno a coprire l’apporto energetico normalmente soddisfatto dai carboidrati;
• Un più o meno basso apporto calorico.
Quando è indicata la dieta chetogenica? Quali vantaggi apporta rispetto ad un’alimentazione dimagrante equilibrata?
L’alimentazione chetogenica è una strategia dimagrante basata sulla drastica riduzione del consumo di carboidrati per generare uno stato di chetosi nell’organismo che, in assenza di zuccheri da consumare, inizia a produrre energia a partire dai grassi forniti con l’alimentazione. È chiaro che una dieta di questo tipo deve essere prescritta e monitorata da un nutrizionista qualificato, in grado di valutare l’idoneità a sottoporsi a un simile regime alimentare.
La dieta chetogenica viene utilizzata soprattutto in questi contesti:
• Per riduzione i sintomi associati all’epilessia infantile farmaco resistente (2,3,4);
• Per il trattamento di patologie metaboliche di origine genetica (mutazione del trasportatore del glucosio GLUT1) (5)
• Per il dimagrimento, se oltre al ridotto apporto di carboidrati viene impostato anche un ridotto apporto calorico, inducendo così il consumo del grasso del tessuto adiposo a scopo energetico (liposuzione alimentare) (6);
• Nel trattamento di alcune tipologie di emicranie ricorrenti e patologie neurologiche (7);
• Nel trattamento di varie forme tumorali a carico del sistema nervoso centrale ma non solo (8)
• Nel trattamento delle apnee ostruttive durante il sonno (9);
• Nel trattamento della sindrome metabolica e della steatosi epatica (10);
• Nel trattamento della sindrome dell’ovaio policistico associato a insulino resistenza (11);
• Nel trattamento della psoriasi e dell’acne (12);
• Nel trattamento del linfedema e lipedema (13);
• Nella preparazione pre operatoria ad interventi bariatrici o riduttivi importanti (addominoplastica riduttiva), con protocollo VLCKD (very low calories ketogenic diet) (14).
Generalmente da un’alimentazione chetogenica si ottengono i seguenti benefici:
• Perdita di peso in regime di dieta chetogenica ipocalorica, preservando la massa magra;
• Maggiore controllo di glicemia e insulinemia (i cui valori diventano più bassi e costanti);
• Aumento del metabolismo dei grassi per soddisfare il fabbisogno energetico;
• Incremento del dispendio calorico globale grazie all’aumento delle funzioni metaboliche generali dell’organismo;
• Riduzione degli episodi cefalgici, e attacchi epilettici;
• Senso di benessere ed energia, e diminuzione del senso di fame.
A cosa sono legati i benefici riscontrati? Ci sono effetti collaterali e a chi risulta essere controindicata?
I corpi chetonici sono riconosciuti possedere un’attività antinfiammatoria e, come conseguenza della diminuzione dell’apporto di carboidrati, si assiste ad un livellamento della glicemia responsabile della diminuzione del senso di fame. In concreto
Di contro è necessario farsi seguire da un professionista in quanto come conseguenza dell’innalzamento della chetonemia e cheosuria, l’alimentazione deve essere integrata con un corretto apporto di sali minerali ed elettroliti, sodio, potassio e magnesio, in quanto la chetosi ne aumenta l’escrezione. Questo previene l’incidenza di crampi e la sensazione di spossatezza, come conseguenza della riduzione dei carboidrati, soprattutto nella fase di adattamento, i primi tre giorni, e nel caso di attività fisica.
Maggiore attenzione deve essere posta all’idratazione, in quanto l’escrezione di Sali minerali, ha come conseguenza di favorire la disidratazione, utile nel caso di ritenzione idrica, ma è importante monitorarla con idonea strumentazione come la bioimpedenziometria.
Essendo poi alcuni alimenti ricchi di zuccheri, come la frutta, ridotti, e in alcuni casi eliminati, è utile integrare con un multivitaminico senza zuccheri.
Non può essere seguita in gravidanza e in allattamento, in caso di importante insufficienza renale ed epatica, in diabete di tipo 1, in persone con disturbi cognitivi.
Quali sono gli alimenti concessi? Possono essere utili i germogli in questo contesto alimentare? Quali germogli potrebbero essere più utili?
La dieta chetogenica può essere impostata dal professionista utilizzando alimenti ricchi di proteine naturali, carne, pesce, uova, latticini a basso contenuto di zuccheri, oppure utilizzando prodotti industriali sostituti dei pasti a basso contenuto di zuccheri, a base di proteine sia derivate dal latte che dai vegetali, legumi o cereali, oppure proteine in polvere di alto profilo nutrizionale (VLCKD), abbinate ad una buona fonte di fibre, sali minerali e vitamine, fornite dalle verdure, preparate sia cotte che crude. Gli alimenti proteici, calibrati in base al fabbisogno personale, sono importanti per il mantenimento della massa magra e della struttura muscolare. Il percorso nutrizionale deve essere concordato con il paziente in base agli obiettivi, allo stato fisiologico, e alla possibile aderenza, all’uno o all’altro previsto. La frutta invece, come precedentemente accennato, ricca di zuccheri, è drasticamente ridotta.
I germogli che rappresentano una fonte importante di vitamine e sali minerali sono quindi da consigliare vivamente in corso di un’alimentazione chetogenica, come fossero degli integratori veri e propri.
I germogli delle crucifere o Brassicaceae (broccolo, cavolo, ravanello e rucola) sono ricchi di β-carotene, vitamina E e vitamina C (15,16,17), delle quali è nota l’attività antiossidante e proteggente (18). Il contenuto di vitamina C nei germogli di rucola è particolarmente elevato nelle colture prodotte in estate a temperature elevate (19).
Anche i germogli di alfalfa (Medicago sativa) contengono carotenoidi, come luteina e zeaxantina, appartenenti alla famiglia delle clorofille, importanti per proteggere la vista ed il benessere degli occhi (20) e della pelle insieme a vitamina C ed E (21).
I germogli di porro (Allium porrum) sono invece una buonissima fonte di vitamina K, C ed E, folati e di potassio, ferro, magnesio e manganese (22) e possono essere accostati per esempio a verdure a foglia ricca di ferro come gli agretti, cicoria, radicchio, indivia e carciofi, oppure ai legumi cotti per potenziarne la biodisponibilità, o associati a cipolle o porri cotti interi, come fonte di enzima allinasi.
Invece i germogli di fieno greco (Trigonella foenum-graecum) rappresentano una buona fonte di minerali, in particolar modo di potassio e di magnesio, fornendo per ogni etto di germogli circa un terzo del fabbisogno giornaliero di potassio e della metà di magnesio (23).
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L’Autrice
La Dott.ssa Cristina Lazzeri è laureata in Scienze Biologiche, e ha affinato la sua esperienza in moltissimi campi della Biologia Molecolare e Cellulare, applicati al campo dell’oncologia. Si è poi interessata alla cucina salutare, alla Nutrizione Umana, apprendendo le tecniche di base per lo studio dello stato nutrizionale e della composizione corporea, che sono state arricchite partecipando a numerosi corsi di perfezionamento, dalla Nutrizione Pediatrica a quella Vegetariana, dalla Dieta Chetogenica all’alimentazione in Oncologia, ai legami tra Alimentazione e Infiammazione.
L’alimentazione infatti riveste in ruolo molto importante nello sviluppo delle patologie tumorali e al tempo stesso, una corretta alimentazione, rappresenta un traguardo da raggiungere nella prevenzione di queste patologie, così come quelle a carico dell’apparato cardiocircolatorio. In questo contesto la Dott.ssa Lazzeri ha approfondito la conoscenza sugli alimenti funzionali, i nutraceutici, che come veri e propri farmaci, possono potenziare i benefici legati ad una corretta alimentazione.
In questo percorso a febbraio 2018 è iniziata la collaborazione con la Dott.ssa Federica Pulcini e il centro medico Eclepta di Roma
Glossario
Carotenoidi: sono una classe di pigmenti organici appartenenti alle clorofille prodotti dalle piante o da altri organismi fotosintetici, alcuni di questi sono considerati precursori della vitamina A, potendo essere convertiti in retinolo dagli animali che si cibano di vegetali. Luteina e zeaxantina appartengono a questo gruppo di composti e rientrano nel pigmento della macula, la piccola zona centrale della retina a livello della quale si forma l’immagine di ciò che si osserva. Sono caratterizzate da spiccate proprietà antiossidanti che aiutano a contrastare le specie reattive dell’ossigeno, a proteggere le membrane dai danni associati all’esposizione ai raggi ultravioletti e a ridurre la formazione di lipofuscina, il cui accumulo può anticipare la comparsa di problemi all’occhio associati all’invecchiamento. Fra luteina e zeaxantina, quest’ultima è considerata un antiossidante più efficace e previene i danni causati dagli ultravioletti meglio rispetto alla luteina, che invece esercita una migliore azione filtrante.
Corpi chetonici: I corpi chetonici sono tre composti normalmente presenti nel sangue in piccole quantità, acetone, acido acetoacetico e acido β-idrossibutirrico. Vengono prodotti dal fegato in situazioni fisiologiche come nel digiuno a partire dagli acidi grassi e da alcuni aminoacidi (Leucina, Lisina, Fenilalanina, Isoleucina, Triptofano e Tirosina), quando le scorte di glicogeno, nei muscoli e nel fegato, si esauriscono. I corpi chetonici sono di piccole dimensioni, perciò vengono veicolati molto velocemente (molto più degli acidi grassi che, invece, hanno bisogno di proteine trasportatrici come l’albumina). I corpi chetonici vengono utilizzati, per produrre energia, quasi esclusivamente dai muscoli e dai tessuti periferici, ma anche dal cuore (il 20-30% dell’energia da esso utilizzata proviene dai corpi chetonici) e dal cervello (in caso di digiuno prolungato). Nel caso invece di diabete di tipo 1 non conpensato da terapia insulinica, i corpi chetonici vengono prodotti in quantità elevate, con conseguente disidratazione e cambiamento dell’equilibrio chimico sanguigno. Nei casi più gravi, quando i chetoni si accumulano in modo eccessivo e diventano acido, si parla di chetoacidosi. Nella condizione fisiologica i corpi chetonici al contrario producono effetti positivi, come riduzione dell’appetito, lucidità mentale, ed azione antinfiammatoria.
Referenze
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