Germogli e microbiota intestinale
Ortaggi appena nati per il benessere del tuo intestino
I germogli, a cui si può pensare come “ortaggi appena nati”, sono una formidabile fonte di fitocomposti quali polifenoli, molecole organosolforate e prebiotici, che aiutano a mantenere l’equilibrio del microbiota intestinale e a ripristinare il corretto equilibrio tra i suo vari componenti: i germogli permettono così di influenzare positivamente la salute del tuo intestino e il tuo benessere complessivo.
Si possono in particolare menzionare i germogli di erba medica e di fieno greco, ricchi di isoflavoni utili per la rigenerazione del rivestimento intestinale e la diminuzione degli stati infiammatori. Mentre i germogli di porro, in virtù della sinergia tra composti organosolforati e flavonoidi, promuovono la produzione di acidi grassi a catena corta, che migliorano la composizione del microbiota, oltre che attivare meccanismi molecolari utili nella perdita di peso. I germogli di crucifere come ravanello, cavolo e broccolo, hanno poi mostrato di possedere effetto protettivo nei confronti degli enterociti dell’intestino, grazie alla presenza di fitocomposti come il sulforafano.
Questi germogli sono disponibili nella linea di prodotti freschi Germogliamo, in vendita presso i migliori negozi e distributori bio.
Cos’è il microbiota e qual è la sua funzione?
La salute dell’intestino è strettamente legata all’equilibrio che si istaura tra l’ospite uomo e i vari microrganismi che rappresentano quella che era indicata con il nome di flora intestinale e che, adesso, prende il nome di “microbiota”. Il microbiota rappresenta un complesso ecosistema dinamico composto da batteri, funghi, virus, archeobatteri e protozoi, per un totale di circa 100 trilioni di cellule, rappresentate da circa 500-1000 specie diverse, che devono mantenere un equilibrio immunologico nel quale batteri benefici (per es. Lattobacilli e Bifidobatteri) tengono sotto controllo quelli patogeni o patobionti (per es. Clostridi).
Il microbiota gioca un ruolo cruciale nel mantenimento delle funzioni fisiologiche del nostro organismo, in particolare attraverso:
- la produzione di metaboliti utili all’ospite e al microbiota stesso;
- la produzione di vitamine;
- la digestione e fermentazione di nutrienti a volte indigeribili per l’uomo;
- stimolando e influenzando il sistema immunitario;
- collaborando alla protezione da agenti patogeni intestinali;
- influenzando la suscettibilità nei confronti di patologie extra intestinali e di terapie farmacologiche.
Quando l’equilibrio mutualistico tra i vari componenti si altera a causa di errati stili di vita come l’alimentazione, il consumo di alcolici, stress, in seguito a terapie farmacologiche, infezioni, radiazioni o dell’introduzione di sostanze tossiche, o dell’età, può insorgere quella che viene definita disbiosi, ossia un cambiamento della variabilità (biodiversità) e del numero delle varie specie e ceppi che compongono il microbiota. In questo caso i microbi intestinali opportunistici, inclusi lieviti, batteri dannosi, virus e parassiti possono prendere il sopravvento, modificando la produzione dei metaboliti, aumentando la produzione di sostanze dannose a discapito di quelle utili.
Come conseguenza si possono sviluppare patologie a carico dell’intestino, come infiammazione, malassorbimento, intolleranze, ma anche extra intestinali come patologie dismetaboliche, obesità, diabete, steatosi epatica, scompenso cardiaco, cancro, infezioni alle vie urinarie ma anche a livello del derma, malattie neurologiche e autoimmuni.
Quali sono le strategie per mantenere o recuperare il corretto equilibrio del microbiota?
Per mantenere e ripristinare il corretto equilibrio tra i vari componenti del microbiota, e quindi influenzare positivamente la salute del nostro intestino, possiamo intervenire su più fronti:
- mediante l’apporto di probiotici, ossia i “batteri buoni” in grado di ristabilire il corretto equilibrio tra microbi benefici e quelli patogeni;
- incrementando l’apporto di sostanze che favoriscano i batteri “positivi” per la nostra salute, in particolare tramite assunzione di prebiotici;
- intervenendo su eventuali stati infiammatori del nostro intestino con fitocomposti polifenolici.
L’apporto di probiotici ha l’obiettivo di arricchire di organismi vivi il microbiota: vengono selezionati tra quelli che sono in grado di sopravvivere al passaggio dallo stomaco, e di arrivare in numero adeguato per ripopolare e sopravvivere nell’intestino. Le specie microbiche maggiormente utilizzate sono Lattobacilli, Bifidobatteri, Enterococchi ma anche Lieviti.
Le fibre prebiotiche sono polisaccaridi contenuti in alimenti di origine vegetale, che gli enzimi dell’apparato digerente umano non riescono a scindere. A partire da queste, per fermentazione, il microbiota, produce acidi grassi a catena corta (SCFA), che corta rappresentano una fonte di energia per il microbiota stesso, ma anche per le cellule che rivestono la parete dell’intestino, enterociti, le cellule del fegato ed i muscoli (11).
Questi due componenti, probiotici e prebiotici, possono essere abbinati e prendere il nome di simbionti, ossia alimenti che contengono contemporaneamente sia pre che probiotici. Tra i prebiotici più utilizzati e studiati troviamo i fruttani tipo inulina, e galattooligosaccaridi (12,13). L’inulina stimola la produzione di butirrato ed è stato dimostrato migliorare la composizione del microbiota, arricchendo la popolazione di Bifidobatteri, di proteggere dal cancro del colon e migliorare la risposta agli zuccheri, oltre a stimolare la risposta immunitaria durante le infezioni e le risposte allergiche (14,15).
Il terzo elemento menzionato per favorire e recuperare il corretto equilibrio del microbiota è costituito dall’apporto di flavonoidi, appartenenti alla più ampia categoria dei polifenoli: si tratta di fitocomposti sviluppati dalle piante per crescere e sopravvivere, come sofisticato meccanismo di risposta difensiva e adattativa a stress di tipo biologico e non. A loro volta gli animali, incluso noi stessi, cibandosi di piante hanno sviluppato dei sistemi in grado di sfruttare questi meccanismi a proprio vantaggio (1,2).
Fitocomposti quali kempferolo, quercetina, miricetina, isoflavoni, genisteina e daizeina, e ancora glucosinolati come il sulforafano, mostrano effetti positivi nel contrastare l’infiammazione intestinale e le varie sindromi metaboliche correlate, sia con meccanismi diretti, promuovendo i microrganismi benefici e sfavorendo quelli patogeni, ma anche in maniera indiretta, in seguito a trasformazione da parte del microbiota in loro metaboliti come l’equol (postbiotico) (6,7,8,9,10). E’ inoltre dimostrato che i flavonoidi influenzano positivamente la salute con le loro capacità antiossidanti, e rallentano la degenerazione cellulare e l’invecchiamento, agendo da neuroproteggenti (11).
Come i germogli contribuiscono al benessere del microbiota intestinale
I germogli sono una formidabile fonte sia di polifenoli, sia di composti organosolforati, che di prebiotici: tutti elementi che, come visto nel paragrafo precedente, influenzano positivamente l’equilibrio del microbiota intestinale. Inoltre, la presenza combinata nei germogli di diversi composti appartenenti a queste categorie, crea un’azione sinergica tra di essi.
I germogli delle leguminose come erba medica (Medicago sativa), fieno greco (Trigonella foenum-graecum) e trifoglio (Trifolium pratense) sono ricchi di un’altra categoria dei già menzionati polifenoli: quella degli isoflavoni, noti per i loro effetti fitoestrogenici; tra questi vi è la genisteina (8) e la daidzeina, per la quale sono stati dimostrati effetti positivi nella rigenerazione del rivestimento intestinale, nel regolare la permeabilità della barriera intestinale, e nella diminuzione degli stati di infiammazione. Inoltre, genisteina e daidzeina sono convertite dal microbiota in “equol”, un metabolita con effetti positivi nel contrastare l’obesità (10, 22).
Gli stessi germogli di erba medica, ma anche quelli di broccolo e ravanello, sono ricchi di miricetina: si tratta di un polifenolo che viene metabolizzato dal microbiota, e ha mostrato efficacia nel migliorare il metabolismo dei grassi e nel proteggere il fegato dalla steatosi (il cosidetto “fegato grasso”) (6,9, 23).
Per quanto riguarda i germogli di crucifere come ravanello, cavolo e broccolo, hanno mostrato il loro effetto protettivo nei confronti degli enterociti dell’intestino, grazie all’azione batteriostatica del sulforafano, tramite studi sugli estratti : il sulforafano agisce nei confronti di quei batteri patogeni presenti nelle malattie infiammatorie dell’intestino e nel morbo di Crohn (16). A questo proposito però, non è facile attribuire in maniera specifica un effetto ad un singolo fitocomposto: molto più probabilmente il beneficio è il risultato di un’azione sinergica tra glucosinolati come il sulforafano e polifenoli come la quercetina (17, 18).
Allo stesso tempo i germogli di broccolo e l’inulina risultano possedere effetti positivi modulando la composizione del microbiota, favorendo la produzione di SCFA, butirrato e acetato, la proliferazione di bifidobacteria, e stimolando l’attività dei sistemi detox endogeni con il risultato di migliorare la detossificazione delle ammine eterocicliche, composti dannosi capaci di indurre nel DNA modifiche potenzialmente cancerogeniche (12).
La stessa sinergia si può riscontrare nei germogli di porro, fonte sia di composti organosolforati, di inulina (19,20), e flavonoidi (21), che promuovendo la produzione di SCFA, attivano meccanismi molecolari utili nella perdita di peso.
L’Autrice
La Dott.ssa Cristina Lazzeri è laureata in Scienze Biologiche, e ha affinato la sua esperienza in moltissimi campi della Biologia Molecolare e Cellulare, applicati al campo dell’oncologia. Si è poi interessata alla cucina salutare, alla Nutrizione Umana, apprendendo le tecniche di base per lo studio dello stato nutrizionale e della composizione corporea, che sono state arricchite partecipando a numerosi corsi di perfezionamento, dalla Nutrizione Pediatrica a quella Vegetariana, dalla Dieta Chetogenica all’alimentazione in Oncologia, ai legami tra Alimentazione e Infiammazione.
L’alimentazione infatti riveste in ruolo molto importante nello sviluppo delle patologie tumorali e al tempo stesso, una corretta alimentazione, rappresenta un traguardo da raggiungere nella prevenzione di queste patologie, così come quelle a carico dell’apparato cardiocircolatorio. In questo contesto la Dott.ssa Lazzeri ha approfondito la conoscenza sugli alimenti funzionali, i nutraceutici, che come veri e propri farmaci, possono potenziare i benefici legati ad una corretta alimentazione.
In questo percorso a febbraio 2018 è iniziata la collaborazione con la Dott.ssa Federica Pulcini e il centro medico Eclepta di Roma
Glossario
Ammine eterocicliche: Le ammine eterocicliche (o HCA dall’inglese HeteroCyclic Amine) sono composti chimici contenenti almeno un anello eterociclico (ossia possiede atomi di almeno due diversi elementi) e almeno un gruppo amminico. Alcune ammine eterocicliche rivestono la funzione biologica di vitamine, mentre altre sono cancerogene. Le HCA si formano quando amminoacidi e creatina (una sostanza presente nei muscoli) reagiscono alle alte temperature di cottura della carne di manzo, maiale, pollame e pesce. Le ammine eterocicliche trovano associazione con lo sviluppo di carcinoma del colon-retto, del pancreas e seno.
Fibre prebiotiche: Sono polisaccaridi vegetali che l’organismo umano non è capace di digerire nè di assorbire. Sono distinte in solubili ed insolubili (cellulose e lignine). Quest’ultime regolano il transito intestinale trattenendo liquidi, mentre le prime possono essere distinte in frutto-oligosaccaridi e galatto-oligosaccaridi, fruttani e galattani amido resistente. L’inulina è un oligosaccaride contenuto di molti vegetali, come la cicoria la cipolla e l’aglio ma anche il topinambur, dal quale derivano i frutto-oligosaccaridi. I loro benefici sono legati alla capacità di regolare il corretto transito intestinale, ma anche l’assorbimento delle sostanze nutritive, soprattutto degli zuccheri e dei grassi, e di sostenere il benessere del microbiota, che per fermentazione li trasforma in acidi grassi a catena corta (SCFA).
Composti organosolforati: molecole derivate da aminoacidi solforati contenuti in due gruppi di vegetali, le brassicacee, o crucifere, chiamati glucosinolati, e le piante di genere Allium.
Glucosinolati: sono un gruppo di molecole composte da una parte zuccherina legata, tramite un atomo di zolfo, ad una parte derivata da aminoacidi (glucorafanina, sinigrina,). Fintanto che queste sostanze rimangono sequestrate nei tessuti vegetali, i glucosinolati sono chimicamente stabili ed inattivi dal punto di vista biologico. Viceversa, il danno tissutale causato dai parassiti o da qualsiasi altro fattore che porta alla lacerazione dei tessuti, li porta in contatto con enzimi della pianta stessa chiamati mirosinasi. Si attiva così un processo di modificazione enzimatica e formazione di isotiocianati, tiocianati o nitrili.
Probiotici: organismi vivi che, somministrati in quantità adeguata, apportano un beneficio alla salute dell’ospite” (Report of a Joint FAO/WHO, 2001). Attività probiotiche sono state evidenziate per diverse specie batteriche: Lattobacilli, Bifidobatteri, Enterococchi ma anche per i Lieviti (Saccaromyces boulardii). Sono in grado di aumentare la sintesi e la secrezione della mucina da parte delle cellule caliciformi dell’epitelio intestinale; producono diverse forme molecolari di batteriocine e competono con gli agenti patogeni, contribuendo alla funzione della barriera mucosale; riducono la permeabilità epiteliale agli agenti patogeni e ai loro prodotti; inibiscono la produzione di citochine ad azione proinfiammatoria.
Polifenoli: un gruppo eterogeneo di sostanze naturali, particolarmente note per la loro azione positiva sulla salute umana. In natura, i polifenoli vengono prodotti dal metabolismo delle piante, dove in relazione alla diversità chimica che li caratterizza, ricoprono ruoli differenti: difesa dagli animali erbivori (impartiscono sapore sgradevole) e dai patogeni (fitoalessine), supporto meccanico (lignine) e di barriera contro l’invasione microbica, attrazione per gli impollinatori e per la dispersione del frutto (antocianine), inibitori di crescita delle piante in competizione. In base alla loro struttura possono essere distinti in tre diverse classi, quella dei fenoli semplici (acido caffeico, cumarico, rosmarinico, resveratrolo,..), quella dei flavonoidi (quercetina, flavonoli, flavoni, isoflavoni, antocianine..) e quella dei tannini.
SCFA: acronimo per acidi grassi a catena corta (dall’inglese Short Chain Fatty Acids) una classe di acidi grassi con catena alifatica composta da meno di 6 atomi di carbonio, i più importanti per la fisiologia umana sono l’acido acetico, propionico e butirrico. Questi, così come quelli a catena media (MCFA o MCT), vengono assorbiti come tali a livello intestinale e veicolati direttamente al fegato tramite la vena porta (sono infatti solubili in acqua), al contrario degli acidi grassi a catena lunga (LCFA). Contrariamente agli altri acidi grassi superiori, gli SCFA non sono in grado di essere accumulati nel tessuto adiposo. Il butirrato, in particolare, assieme alla glutammina, rappresenta la maggiore fonte energetica per il colon, tanto che la sua carenza determina atrofia della mucosa. Le fonti alimentari di acidi grassi a corta catena sono limitate; essi sono prodotti prevalentemente dalla fermentazione della fibra alimentare solubile (in particolare amido resistente, pectina, frutto-oligosaccaridi ) e di altri carboidrati non digeriti, ad opera dai batteri del colon. Promuovono l’assorbimento del sodio (Na) e dell’acqua (H2O) a livello colico, hanno un’azione antinfiammatoria.
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